Nel 1938 si iscrisse al Liceo Artistico Nicolò Barabino di Genova[1], dove conobbe il professor Mario Calonghi, figura di grande stimolo culturale per la sua prima formazione. Nel 1942 fece la sua prima mostra personale presso il Salone Romano di Genova. Nello stesso anno si iscrisse alla Facoltà di Architettura dell'Università di Milano.
Nel 1947 Scanavino si recò per la prima volta a Parigi dove soggiornò per qualche tempo ed ebbe modo di incontrare poeti e artisti come Édouard Jaguer, Wols, Camille Bryen. L'esperienza parigina si rivelerà fondamentale nel suo percorso stilistico, in particolare per gli echi del postcubismo che assimilò e interpretò in chiave personale fin dal 1948, quando espose alla Galleria Isola di Genova. Nel 1949 nacque Sebastiano, il primo dei due figli. Nel 1950 espose alla XXV Biennale di Venezia. Nel 1951 in occasione di una mostra personale alla Apollinaire Gallery visse per qualche tempo a Londra, dove conobbe e frequentò Philip Martin, Eduardo Paolozzi, Graham Vivian Sutherland, Francis Bacon. Nello stesso anno aprì il suo primo studio a Milano in una mansarda di Foro Bonaparte. Il critico Guido Ballo e i galleristi Guido Le Noci, Arturo Schwarz si occuparono del suo lavoro.
Nel 1954 espose alla XXVII Biennale di Venezia e l'anno dopo ricevette il Premio Graziano. Nel 1956 le sue opere furono esposte, unitamente alle opere dell'artista americana Sarah Jackson, nella mostra This is Tomorrow alla Whitechapel Art Gallery di Londra. Nel 1958 vinse il Premio Lissone e partecipò con una sala alla Biennale di Venezia, vinse il Premio Prampolini. Nello stesso anno firmò un contratto con la Galleria del Naviglio diretta dal grande gallerista Carlo Cardazzo con il quale intrattenne un importante rapporto di amicizia e di lavoro. Si trasferì con la famiglia a Milano. Molti critici si occuparono della sua opera tra cui Enrico Crispolti, Guido Ballo, Giampiero Giani, Édouard Jaguer, Gillo Dorfles, Roberto Sanesi, Franco Russoli e Alain Jouffroy.
Nel 1960 vinse il Premio Spoleto, il Premio Sassari, il Premio Valsesia e il Premio Lignano ed venne invitato, con sala personale, alla XXX Biennale di Venezia.
Nel 1966 alla XXXIII Biennale di Venezia, dove espose nuovamente in una sala personale, vinse il Premio Pininfarina.
Nel 1971 subisce una delicata operazione alla testa in seguito ad emorragia cerebrale, la guarigione diede l'avvio a una nuova fase creativa della sua pittura, l'abbandono della sperimentazione e il ritorno su percorsi più consueti. Nel 1971 insieme allo scultore Alik Cavaliere per Biennale di San Paolo del Brasile, crea la grande opera "Omaggio all'America Latina" olio su tavola e tecnica mista, bronzo, alluminio, 480 x 285 x 130 cm. Non viene esposto perché cita i nomi di desaparecidos, in polemica con il regime militare allora al governo in Brasile. Oggi è esposto al Museo della Permanente di Milano. Tra il 1973 e il 1974 la Kunsthalle di Darmstadt presentò una sua vasta mostra antologica che, con alcune varianti, passò a Venezia a palazzo Grassi e poi a Milano a palazzo Reale, nel 1974.
Nel 1982, nonostante il progressivo aggravarsi della malattia, continuò a lavorare e ad avere un'intensa attività espositiva in spazi pubblici e privati e nel 1986 venne invitato ad esporre alla Quadriennale di Roma. Morì a Milano il 28 novembre del 1986.